La Legge n. 313/2004, “Disciplina dell’agricoltura”, considera le api un patrimonio dello Stato per l’elevato contributo che danno all’agricoltura, in particolare l’at. 1 riconosce l’apicoltura quale attività agricola di interesse nazionale, utile per la conservazione dell’ambiente naturale, dell’ecosistema e dell’agricoltura in generale ed è finalizzata a garantire l’impollinazione naturale e la biodiversità di specie apistiche, con particolare riferimento alla salvaguardia della razza di ape italiana (Apis mellifera ligustica Spinola) e delle popolazioni di api autoctone tipiche o delle zone di confine.
Il recupero delle api è regolato specificatamente dal Codice Civile; in particolare, l’art. 924 del Codice Civile sottolinea che il proprietario dello sciame d’api ha il diritto di recuperarlo anche andando su un fondo altrui.
Anche la Regione Emilia-Romagna, con Legge regionale n. 2 del 4 marzo 2019, riconosce l’apicoltura come attività agricola zootecnica di interesse per l’economia agricola e utile per la conservazione dell’ambiente, la salvaguardia della biodiversità e degli ecosistemi naturali e per lo sviluppo dell’agricoltura in generale.
Ogni anno, in particolare nella stagione primaverile, gli apicoltori intervengono su chiamata dei Vigili del Fuoco, delle Prefetture, delle varie forze di polizia, nonché delle Aziende sanitarie locali o su segnalazione diretta dei cittadini per recuperare sciami d’api.
Questa attività solitamente è svolta su base volontaria da apicoltori che, anche attraverso le associazioni di categoria che operano sul territorio, contribuiscono a salvaguardare le api ma anche a salvaguardare la salute pubblica per il rischio eventualmente connesso, in quanto queste sciamature possono avvenire in prossimità di abitazioni di privati cittadini.