Una lapide ritrovata in prossimità della chiesa di San Faustino nel territorio di Rubiera al principio del XVI secolo ed utilizzata prima come pavimento di una piccionaia, poi come soglia davanti alla porta della pieve e conservata dall’800, al Museo lapidario di Modena, così, in sintesi, recita: “Valeriano, Gallieno e Salonino curarono, per loro benevolenza, che il ponte di Secchia, distrutto dal fuoco, fosse ricostruito”. Correva l’anno 259 d.C. ed il ponte presso la “mutatio ponte Secies”, come allora veniva indicata la stazione di cambio di cavalli nei cui pressi, secoli dopo, sarebbe sorta Rubiera, veniva ricostruito dall’imperatore Gallieno, dopo che un incendio ne aveva distrutto la parte aerea, ancora realizzata in legno. Fino agli anni ’60 si potevano vedere, in precario equilibrio nell’alveo del fiume, alcuni piloni costruiti in sasso alternato a mattoni, resti di un antico ponte posti tra quello dell’attuale ferrovia e quello del ponte stradale sulla via Emilia.
Distrutto forse dalle piene del Secchia, dalle guerre o dall’incuria in epoca antica il ponte di Rubiera sarebbe stato ricostruito solo nel 1791, mentre il passaggio del fiume sarebbe avvenuto sino ad allora con poche barche. Il grande Ospitale di Rubiera ricostruito a partire dal 1531 a nord del ponte antico avrebbe assicurato per secoli tale servizio.
A nord della via Emilia i ponti erano due il Ponte Alto sulla strada tra Modena e Carpi e quello Basso o del passo Dell’Uccellino, con obbligo di pedaggio fino al 1966. I passi, cioè i passaggi con le barche erano sei a partire dal Ponte Basso, fino a Concordia.