La coltivazione del riso venne introdotta nel carpigiano e nel territorio rubierese nella seconda metà del ‘700, più tardi rispetto a quella del mais. Il riso fu all’inizio poco amato, ma l’abbondanza di acqua nelle valli e di manodopera a buon mercato favorirono l’impianto di tale coltura che si sviluppò, col tempo, sino a ricoprire un terzo del territorio della bassa (1846). La risaia diede lavoro a migliaia di persone, almeno fino agli anni ’50 offrendo lavoro, seppure durissimo a zone povere e scarsamente popolate. Le diffidenze iniziali furono legate anche alla convinzione che la risaia provocasse l’insalubrità dell’aria o “mala aria”, cioè la malaria. Lavoro duro e tipicamente femminile, quello in risaia: non potendo le risaie carpigiane occupare tutte le donne disposte a fare le mondariso, si verificò per anni una migrazione stagionale di migliaia di ragazze dalla nostra regione verso le risaie del Piemonte e della Lombardia.