Via Fontana, n. 86,
a Rubiera (RE)
La storia di Valentino Parmiggiani
Il cittadino a cui abbiamo dedicato la prima pietra d’inciampo rubierese è Valentino Parmiggiani.
L’11 Novembre 1939 Valentino da Soliera in provincia di Modena si trasferisce con la famiglia a Fontana di Rubiera, nell’omonima via al civico 41. Vive con i nonni Geminiano Parmeggiani e Olimpia Martinelli, i suoi genitori Archimede e Marcellina Annovi, i fratelli minori, Ettore e Fernando, e lavora come mezzadro coltivando il fondo agricolo e allevando le vacche da latte di proprietà dei fratelli Umberto e Fernando Gobbi.
Dal suo foglio matricolare emerge un ragazzo di 1,73 mt. di altezza, il viso “giusto”, il naso “retto”, il mento “sporgente”, i capelli “castani e lisci”, gli occhi “castani”, le sopracciglia “castane”, la fronte “alta” e il colorito “roseo”. Aveva frequentato la scuola fino alla terza elementare, quindi sapeva leggere e scrivere. Con una grande passione per i camion, non appena gli fu possibile, ottenne la patente di guida.
Fa il contadino mezzadro fino al 10 Settembre 1942, e da quella data viene chiamato alle armi e arruolato nel 10° Reggimento Autieri. Si tratta dell’arma addetta al trasporto di uomini e materiali. Dai racconti dei familiari, emerge che Valentino fu inviato al fronte in Albania e in Grecia col compito di guidare le ambulanze.
In seguito all’Armistizio di Cassibile, venne catturato in Grecia come prigioniero di guerra dalle forze armate tedesche l’8 Settembre 1943, in quanto soldato italiano. Nonostante le condizioni dei prigionieri non rispettassero la Convenzione di Ginevra, Valentino, come molti altri IMI (Internati Militari Italiani), ha il coraggio di rifiutare la possibilità di unirsi all’esercito della repubblica sociale italiana.
Internato (con Matricola n. 56759/II.B) nel campo di prigionia di Hammerstein, Czarne in Polonia, viene poi trasferito nello Stalag VI D presso Dortmund Scharnhorst, in Germania ed impiegato nei lavori forzati. Le condizioni di vita dei deportati, costretti a lavori ininterrotti per giorni e giorni e cibo insufficiente e scadente, non consentivano di sopravvivere a lungo.
Così, a ventun anni appena compiuti, Valentino cessò di vivere.
Era il 25 Maggio 1944: un collasso cardiaco, causato dall’aver mangiato troppo velocemente il contenuto di un pacco di viveri che gli era stato recapitato, in una situazione di persistente malnutrizione e grave deperimento organico che aveva colpito il suo corpo.
La famiglia ne ebbe notizia solo più tardi, attraverso don Francesco Bosi, l’Arciprete di Fontana e in seguito, dopo il ritorno dalla prigionia, ne ebbe testimonianza diretta da Aldo Nanetti, internato insieme a Valentino.
Valentino fu sepolto nel cimitero locale, nella parte riservata ai prigionieri di guerra. Ora riposa nel Cimitero Militare Italiano d’Onore di Francoforte sul Meno, nel Riquadro O, Fila 3 Tomba 6.